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Le storie di Nuovasafio – Immaginazione di Pasqua

Le storie di Nuovasafio – Immaginazione di Pasqua

Le storie di Nuovasafio – Immaginazione di Pasqua

Per tutti voi cari amici e fratelli nella vita, grandi e piccini, in questo momento di grande lotta che stiamo vivendo, pubblichiamo un racconto scritto dalla nostra Severina Mulazzi.

Questo mio racconto è elaborato sul filo dell’immaginazione di Pasqua scritta da R. Steiner, che tanti adulti conoscono, lo possono ascoltare anche i più giovani purché a leggerlo siano gli adulti seduti con loro.”

Severina Mulazzi

C’era una volta e c’è ancora in una valle lontana un paese chiamato Nuovasafio. Il paese era sorto sulle rovine di Safio dopo una guerra sanguinosa che re Gabriele aveva combattuto contro i draghi della terra
e della luce che volevano catturare gli abitanti della valle. Il re, stanco delle lunghe battaglie, si era ritirato lasciando la guida del regno a suo figlio Michele. Eravamo in primavera ed era il primo anno di governo del giovane re. In una bella mattinata tiepida e soleggiata Michele stava predisponendo la sua giornata in attesa dell’arrivo di Widar, il suo fido amico e consigliere.

Arrivato Widar uscirono, presero i cavalli e si avviarono per il loro giro del territorio. “Oggi dobbiamo recarci al bosco della fata Silvana” disse Michele.
“Bene, sono felice di incontrarla e così rivedere gli splendidi cavalli che vivono nella sua valle.” rispose Widar girando il suo cavallo e avviandosi.
“Guarda, caro amico, guarda che meraviglia quante luci colorate salgono dal terreno verso il cielo sembrano farfalle multicolori.”
“Sono stupende” rispose Michele “però sai cosa succederà adesso vero?”
“Si purtroppo” replicò Widar “i custodi che per tutto l’inverno hanno curato i segreti dei semi di tutti i fiori e di tutte le piante hanno terminato il loro faticoso compito e dopo aver fatto germinare foglie e fiori dei prati e dei boschi, lasciano le loro case sotterranee e ritornano ai giardini delle stelle per riposarsi.”
“Infatti i draghi della terra vogliono occupare le loro case, trovare così la via per la superficie; dobbiamo sorvegliare il nostro territorio per impedire che lo facciano, presto affrettiamoci.”

In pochi minuti arrivarono ai margini della foresta dell’est e iniziarono a percorrere un sentiero che li avrebbe condotti alla fonte, casa della fata Silvana. Avevano percorso pochi metri all’interno della selva quando il cavallo di Widar inciampò e il giovane cadde a terra sprofondando in qualcosa di morbido e vischioso.
“Attento un drago!” gridò Michele e così dicendo estrasse la spada che suo padre gli aveva donato e la puntò verso il terreno dicendo: “La luce penetri nelle profondità!” Dalla spada uscì un fascio di luce che rese immediatamente solido il terreno sotto i piedi di Widar.
“Ma… non smettono proprio mai? Non riusciremo mai a batterli?” chiese il giovane Widar.
“Caro amico, grazie alla spada che mio padre mi ha donato, riusciremo a batterli sempre ma quanto a sconfiggerli, penso che ci vorrà ancora parecchio tempo. Nel frattempo dobbiamo essere molto svegli, attenti e vigili. Infatti tentano ogni primavera, usando le strade dei custodi dei semi, di salire alla superficie della terra per trasformarla in un fango morbido su cui noi non riusciamo più a camminare, facendoci così sprofondare.”
I due amici proseguirono il loro cammino e in breve senza problemi arrivarono alla fonte della fata Silvana.

Un grande silenzio regnava presso la fonte, alcuni cavalli bianchi pascolavano tranquilli e l’atmosfera del luogo dava un profondo senso di pace. Michele scese da cavallo e accarezzò gli animali che gli si avvicinarono fiduciosi.
“Sono veramente stupendi” disse il giovane re.
“Buon giorno Michele” disse una bellissima donna vestita con uno splendido abito argenteo uscendo dalla fonte.
“Buon giorno” rispose Michele “Hai delle novità da comunicarci?”
“Il bosco è abbastanza tranquillo in questo periodo, qui in fondo alla valle la primavera non è ancora arrivata, abbiamo ancora abbastanza freddo e quindi i draghi stanno ancora dormendo e non possono ancora creare danni.”
“E’ vero” rispose Michele” qui fa ancora freddo e nessun fiore è ancora fiorito e i custodi dei segreti delle piante sono ancora sotto terra nelle loro case. Poni attenzione, però, perché sul limitare del bosco c’era un drago che ha fatto inciampare Widar.”
“Grazie, starò attenta, vedrò di avvisare subito tutti” rispose la fata tuffandosi in fretta nella fonte.
L’acqua della fonte prese a scorrere con più velocità si udì una specie di musica compenetrare l’aria e di colpo come veli di seta azzurra si videro le ninfe lasciare le loro occupazioni e una volta compreso il messaggio portarlo a tutto il territorio.
Tutti gli abitanti della foresta di Nuovasafio erano stati avvisati ed erano pronti ad affrontare gli eventuali attacchi dei draghi.
Michele e Widar voltarono i loro cavalli e si avviarono verso la loro seconda meta: i campi coltivati dove gli uomini del villaggio stavano lavorando alacremente.

L’aria del fondovalle era tiepida e profumata, dal profondo della terra i custodi delle piante stavano donando agli uomini il frutto del loro lavoro invernale e le Astar, che sono le fate delle piante, trasmettevano ad ogni fiore e pianta gioia, amore e il loro calore per farle crescere forti e robuste. “Vedi i draghi Widar ?” chiese Michele.
Widar guardò i campi e oltre la crosta del terreno vide le case vuote dei custodi dei vasi di cristallo che venivano occupate dai draghi blu della terra e in alto nel cielo un drago rosso che cercava di avvicinarsi alle Astar per rubare loro la forza che davano alle piante per crescere.
Michele sguainò la spada e la forza della luce penetrò nel terreno scacciando il drago blu e gridò: “Suona il corno Widar”. Widar prese il corno dalla sella del suo cavallo e ne fece uscire una nota bassa e profonda che riempì con il suo suono tutta la valle.
Le Astar capirono subito il messaggio e si alzarono in un vortice di calore per impedire ai draghi di compiere i loro danni e chiamarono gli elfi, loro servitori perché ponessero attorno ad ogni pianta una rete invisibile di protezione.
Michele alzò la sua spada verso l’alto e ripeté: “La luce penetri nell’alto.”
La luce bianca della sua spada dissolse le nubi rosse con le quali il drago si copriva e lo spinse lontano dagli uomini e dalle piante.
I contadini dovettero tenersi forte per evitare di essere strappati da terra nella lotta tra la luce e il drago, però alla fine tornò la calma.
I contadini e le Astar ritornarono al loro lavoro.

Era sera oramai quando Widar con Michele si apprestò a ritornare al castello.
“Anche questa volta abbiamo battuto i draghi, caro amico, però tutta l’estate dobbiamo essere ben svegli per evitare che procurino danni agli uomini e alla terra tutta.”

Michele e il Drago
Immagine elaborata da un particolare del dipinto di
Raffaello Sanzio – 1505 – Louvre Parigi

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